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Il Centro di Riabilitazione Neapolisanit s.r.l. avvia questo progetto di ricerca al fine di indagare sulla possibilità di potenziare e migliorare la comunicazione funzionale nelle persone con autismo attraverso l’utilizzo di tecnologie interattive e mira a sviluppare, grazie al supporto dello staff interno, una metodologia di impiego delle stesse.

Lo studio viene svolto in collaborazione con il Laboratorio di Cognizione Naturale ed Artificiale del Dipartimento di Teorie e Metodi delle Scienze Umane e Sociali dell’Università Federico II di Napoli in relazione alla comprovata esperienza del team di ricerca sulle tematiche dello studio e dello sviluppo di software, sistemi e ambienti reattivi e adattivi nell’ambito dei processi cognitivi normali e patologici.

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Il nostro studio muove dalla considerazione che l’autismo è un complesso disordine evolutivo che tipicamente compare prima dei tre anni. Come risultato del disordine neurologico che colpisce il funzionamento del cervello, l’autismo incide in maniera drammatica sul normale sviluppo dell’individuo. Secondo il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, IV edizione (DSM-IV; APA, 1994) ci sono tre aree di comportamento che comunemente sono deficitarie nelle persone affette da autismo: deficit qualitativi nell’interazione sociale; deficit qualitativi nella comunicazione; deficit di immaginazione e/o interessi e attività ristretti, stereotipati e ripetitivi.
Ci sono altre caratteristiche che accomunano i bambini con autismo e che non sono presenti nei criteri diagnostici. Tali tratti potrebbero includere la risposta inusuale a stimoli sensoriali, disturbi comportamentali, particolari capacità intellettive o, al contrario, debolezza in specifiche aree cognitive.
È provato che programmi riabilitativi, adattati alle esigenze specifiche individuali, possano migliorare le capacità di apprendimento, comunicazione e di relazionali con gli altri, riducendo la gravità e la frequenza di eventuali comportamenti disadattivi (Thompson 2011).
I trattamenti educativi più efficaci utilizzati fino ad oggi sono quelli centrati sull’Applied Behavior Analysis/Verbal Behavior (Alberto et al. 2006). All’interno di questi programmi psicopedagogici viene data molta importanza alla capacità di comunicazione attraverso l’utilizzo di programmi di Comunicazione Aumentativa e Alternativa (PSC, PECS, Comunicatori Elettronici, ecc..), poiché evidenze scientifiche dimostrano che più aumentano le opportunità e i livelli di comunicazione nelle persone con autismo, tanto più si riducono alcuni comportamenti problematici quali l’auto/etero aggressività e l’impulsività, e migliorano le capacità di autoregolazione e le abilità di adattamento all’ambiente (Mirenda, 2003). Tuttavia, va evidenziato ctoys and games pecshe non risulta facile insegnare la comunicazione efficace ad una persona con autismo in quanto esiste, per definizione, una gravissima compromissione (resistenza) all’apprendimento di qualsiasi codice linguistico/comunicativo (compreso il linguaggio dei segni). Per aggirare questo ostacolo, nel corso del tempo, i ricercatori e gli specialisti hanno utilizzato in maniera proficua pittogrammi, immagini, foto (PCS; Picture Communication Symbols) sfruttando le proverbiali capacità di visualizzazione presenti nella maggior parte delle persone con autismo al fine, appunto, di favorire gli scambi comunicativi. Attraverso questi strumenti, infatti, i soggetti autistici imparano ad indicare e/o a toccare una moltitudine di immagini che corrispondono a ciò che de-siderano. Sulla scorta di queste evidenze, è stato messo a punto negli anni un sistema denominato PECS (Picture Exchange Communication System) cioè un sistema di comunicazione a scopo riabilitativo che invita il bambino allo scambio di immagini con un interlocutore, così da ottenere ciò che desidera (Bondy 2001).